film
AMARCORD
di Federico Fellini
con Bruno Zanin, Pupella Maggio, Ciccio Ingrassia. Magalì Noel, alvaro Vitali, Francesco Maselli, Lino Patruno, Nando Orfei
Italia - 1973 - 127'
Fellini a vent'anni da I vitelloni, ritorna nella sua Rimini, quella che ha vissuto da ragazzo, negli anni 30 col fascismo imperante. E sono quadri di vita nell'arco di un anno: l'apparizione del Rex, l'arrivo del principe nell'albergo sul mare, la bella Gradisca, la visita allo zio matto, la tabaccaia dalle grandi tette, l'anarchico sul campanile col grammofono che suona L'internazionale, la neve tanto alta che il nonno piccoletto di statura non si vede fino a primavera, la nebbia tanto fitta che il padre ci si perde.
Un film della memoria ma non esattamente della nostalgia.
Scardinata (ma felicemente) la regola principale della narrazione perchè pur accadendo tante piccole cose, queste hanno il ritmo del quotidiano mentre l'evento accade solo alla fine di quell'anno raccontato per quadri: muore la mamma e la Gradisca si sposa.
Meraviglioso film, Oscar miglior film straniero
Pochi film, forse nessuno, riesce a raccontare tanto
bene, concettualmente, quanto Roma sia la città del cinema.
Perchè Amarcord racconta della Rimini di Fellini ragazzo ma non c'è
nemmeno una inquadratura che sia stata girata a Rimini.
Tutto ricostruito in studio, anzi per la precisione
nel Teatro 5 che è stato e io credo sia per sempre il teatro di posa di
Fellini, anche dovessero farci la casa del Grande Fratello (ma di fatto
nessuno ha osato tanto, si sono limitati a registrare programmi
televisivi e non mi ricordo più quali). Ma non solo gli interni, quello
sarebbe facile. Fellini ha ricostruito al teatro 5 parte degli esterni
tra cui la mitica scena dell'arrivo del Rex.
Perchè Fellini è l'unico regista che è riuscito a dichiarare il sogno.
Mi spiego.
Il cinema ha una regola: dato che è finzione per definizione, al cinema
tutto deve essere assolutamente plausibile per essere reale che tradotto
significa "ricostruite tutto ma fate che sia verosimilmente vero, che
l'acqua sia acqua vera, che i mobili siano mobili, che il cielo sia
cielo. Da qui la funzione importantissima degli scenografi e delle
location.
Il teatro, a differenza, si avvale di spazi simbolici anche perchè il
palcoscenico è un interno ed è uno spazio limitato.
Fellini primo fra tutti, riesce a scardinare questa regola fondamentale
del cinema e da un certo punto in poi comincia a girare praticamente
tutto in interni. Tra cui questo meraviglioso Amarcord che ha
pochissimi esterni (la scena del "voglio una donna" di Ingrassia, quella
di Aldina vogliosa sulla spiaggia, il matrimonio della Gradisca.
Con queste premesse, io penso che Roma ha avuto proprio da Federico
Fellini il titolo definitivo di Città del Cinema.
fiore di cactus :)
AMCT